26.5.09

Open House - an english experience

Si è conclusa l'esperienza "Open House", è tempo di fare bilanci e trarre conclusioni.



Non si può dire che sia andata male, anche se ho venduto solo alcuni disegni.
In fondo ho sempre pensato che non lo stavo facendo per soldi ma per avere una qualche risposta.
E questa c'è stata, ed è stata positiva.
Molti commenti sul libro delle firme definiscono i miei lavori come originali, unici e fantasiosi.
Tante persone si sono fermate a chiedere se fossero stampati, e qui la mia "buona mano" si è sentita inimitabile e irraggiungibile gonfiandosi d'orgoglio.

Ma...
...vendere i miei disegni mi lascia sempre l'amaro in bocca..
Non dico che vorrei tenerli solo per me, non ho nessun problema a staccarmi da loro. Sono contento che a un certo punto partano per il mondo iniziando una loro avventura personale, come figli che lasciano la casa paterna per avere una vita tutta loro.
Mi diverto ad immaginarli ritrovati in vecchi cassetti dai nipoti dei miei attuali compratori, o appesi a una parete divenuti ormai parte integrante dell'arredamento di case che non vedrò mai, o magari distrutti in un incendio o persi in un trasloco.
Non è l'avventura che li aspetta che mi infastidisce: è il venderli, l'atto di venderli.
Vorrei non dover essere io a scambiarli con soldi.
Questa operazione compiuta davanti ai miei occhi li impoverisce, perdono di significato e diventano merce, roba qualunque, senza nessun valore aggiunto.
Vendessi ciabatte sarebbe la stessa cosa.

Un lavoro su commissione è diverso, nasce già con l'intenzione della vendita, spesso il suo valore (monetario) è stabilito ancor prima della sua creazione. Ma ai lavori che faccio per il puro piacere di fare non riesco a dare una valutazione.
Probabilmente non diventerò mai ricco e famoso per i miei disegni, e sinceramente non me ne frega niente, mi basterebbe vivere di questo.
E' il sogno di tutta la mia vita sopravvivere solo con la forza delle mie mani e delle mie idee.
Scommetto che chiunque darebbe qualsiasi cosa pur di guadagnarsi da vivere con la propria passione.

Magari un giorno potrò permettermi un agente che si occupi della parte economica, o forse imparerò a dare il giusto peso allo scambio tra creazione e moneta... chissà.

Per ora questa strana esperienza è finita e adesso non resta che fermarsi di fronte a una nuova tela bianca e continuare.

Come dicono da queste parti:
Keep Calm and Carry On

...o meglio ancora come diceva Henry Miller:
dipingere è amare ancora

3 commenti:

Unknown ha detto...

Valutare un proprio lavoro non è certo facile! Saluti e saluti a Daniele!

maryvaleriano ha detto...

Ho sentito anche io una stretta al cuore quando ho venduto alcuni pezzi di ceramica fatti da me e in origine per me. Tanto è che ho smesso e ora faccio la cuoca.
In bocca al lupo.

pieralli ha detto...

Non posso che darti ragione, io ho appena scambiato un quadro con uno sgabello da tecnigrafo fatto da un Designer e mi è sembrato giusto. Elwood dei Blues Brothers scambia la Kadi, la Blues Mobil, con un microfono. Non scordiamolo mai.
Ho anche cambiato blog:
frenopersciacalli.blogspot.com
anagramma del mio nome e cognome.
L'importante e non scambiarsi per un altro.
Ti abbraccio fraternamente fratello!
Checco